Questa pianta appartiene alla famiglia delle Primulacee e viene scientificamente detta Primula veris. Si ritrova allo stato spontaneo, ma viene anche coltivata; in particolare si coltivano ibridi nei quali si è cercato di ottenere, dopo lunghe selezioni, fiori grandi, di brillanti e svariati colori.
Un tempo, in farmacia, si utilizzava spesso l’infuso o il decotto di primula, tanto che la si definiva “officinalis”; poi il suo uso si è perso, come quello di svariate altre piante. Ma è utile ricordare che questa piantina è dotata di ottime proprietà calmanti, antispasmodiche ed espettoranti. Ecco perché con il suo bel fiore e con le sue radici si può ottenere un preparato ottimo a sedare toni stizzose e a favorire l’espettorazione, nonché a calmare cefalee ed emicranie, soprattutto quelle dovute a forme di stress.
La primula è pianta perenne, che predilige terreni umidi e freschi. Le sue foglie basali sono disposte a rosetta; sono a forma ovale, rugose al tatto, grigiate sulla parte inferiore. I fiori sono color giallo brillante, riuniti in ombrelle all’apice di un peduncolo fiorale che si diparte dalla base.
In terapia si utilizzano i fiori, le foglie, le radici e il rizoma: in pratica la pianta intera.
Ad ogni modo, i malati italiani dovranno aspettare ancora parecchi mesi prima di poter avere il farmaco nazionale. Per l’esattezza, dodici per le autorizzazioni e diciotto per la produzione, come spiega all’Espresso la Difesa: